Riportiamo in integrale l’intervista sul portale Tuttomercatoweb del nostro Consigliere Perinetti Casoni
Il direttore sportivo Giorgio Perinetti è intervenuto ai microfoni di TMW Radio: “Il calcio fa bene a prepararsi all’eventualità di ripartire, anche per dare un po’ di serenità alla gente, un messaggio di speranza e rinnovata fiducia. Si parla anche di non guardare il lato economico, ma questa è un’industria importantissima che muove grandi interessi anche per lo Stato. Non mi sembra una cosa così secondaria. E poi ho una terza considerazione: si dice di fermare tutto e pensarci poi, ma bloccare una macchina di questa portata vuol dire anche fermare i vagoni successivi. Rimetterla in moto dopo tanti mesi non credo sia così semplice.
Il giro economico difficilmente però resterà tale. Ci si è interrogati poco sul futuro?
“Il futuro ha senso solo se esiste il presente. Se si riprende si ridà fiducia e stimolo a tutto un movimento, consentendo di affrontare la seconda fase, il calcio del futuro prossimo, in cui ci sarà da ridimensionarsi, riformarsi e tutte cose che non faceva in tempo di pace. Ma se evitiamo la responsabilità di provare a chiudere i campionati, è solo un rinviare seguendo una logica individualistica, senza accorgersi che comunque il problema rimarrà da affrontare e diventa tutto solo più difficile”.
C’è di fondo la paura dei ricorsi in tribunale.
“Intendo questo quando chiedo una risposta di sistema. Questo mondo è sempre sembrato dorato, anche se dietro ci sono mille difficoltà e situazioni di bilancio aggiustato: non è tutto oro quel che luccica. Comunque ha sempre coinvolto la passione popolare, un patrimonio inestimabile in Italia, è qualcosa che ci appartiene nel DNA. Se pensiamo solo alle logiche personali di retrocessioni e salvezze… Io ho 45 anni di lavoro, e dico commuovendomi che adesso c’è da salvare il calcio. Non è la cosa più importante, assolutamente, ma a distruzione e morte ci si prova ad attaccare alla vita, e il calcio ne fa parte. Non c’è solo Cristiano Ronaldo: la domenica questo gioco muove migliaia di persone che hanno fede, speranza, che si arrabbiano e gioiscono. Ci sono le scuole calcio… Fermare la Serie A non è interrompere diritti un po’ stravaganti, ma è fermare l’intero movimento. Non si può sempre pensare all’avvocato dietro. La retrocessione può essere anche ricompensata con rimborsi economici, ma dobbiamo metterci in testa di salvare una delle industrie più fiorenti del paese. Inutile discutere di chi vince, chi perde e di chi fa le coppe o meno. Rischiamo di azzerare una delle cose che fino a due mesi fa è stata parte delle nostre vite. Non bisogna arrendersi al male, ma lottare. E parlo anche di bar e ristoranti, cose pure più serie”.